I Musei Archeologici Nazionali di Metaponto, della Siritide di Policoro e il “Dinu Adamesteanu” di Potenza sono i tre siti lucani individuati quali luoghi di attuazione del progetto MagNet, a cui va aggiunto il sito greco del Museo Archeologico di Corfù, tutti correlati da un unico filo conduttore: la Magna Grecia.

La regione adriatica-ionica (AIR), infatti, è ricca di musei e aree archeologiche di straordinaria bellezza, tra questi si annoverano appunto quelli del comprensorio lucano della Magna Grecia (le aree lucane del Metapontino e della Siritide) dove, tra l’VIII e il V secolo a.C., si svilupparono alcune colonie della Magna Grecia: Metapontum, Siris e Heraklea, che hanno un ruolo importante nello studio delle connessioni tra i territori lucani e i territori greci a cui sono naturalmente legati, costituendo un elemento peculiare di identificazione territoriale e culturale che deve essere conservato e al tempo stesso valorizzato e promosso.

Entrambe le aree in cui sono localizzati i partner di progetto sono accomunate da un’unica matrice identitaria che ha visto la nascita e lo sviluppo della civiltà greca e magnogreca delle colonie d’oltremare. Le popolazioni indigene e i navigatori provenienti da questi due territori del Mediterraneo hanno intessuto tra loro continui scambi disegnando la geografia di quest’area costituita da un lato, dal comprensorio ionico e dall’altro dalle città greche del Peloponneso.

La testimonianza più evidente dei contatti tra le due civiltà e tra le due sponde del Mediterraneo è data dalla presenza di un patrimonio museale e archeologico diffuso, quale quello presente nel comprensorio lucano della Magna-Grecia, che, se adeguatamente riscoperto, valorizzato e messo in rete, può contribuire alla creazione di nuovi prodotti e servizi turistici sostenibili.

METAPONTO

Il Museo Archeologico Nazionale di Metaponto, inaugurato nel 1991, ha preso il posto dell’Antiquarium delle c.d. “Tavole Palatine” che, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, ha raccolto e presentato i materiali archeologici dell’antica città di Metaponto.

I reperti esposti provengono anche dai centri italici di Pisticci, Ferrandina, Craco, Cozzo Presepe, Termitito e da una serie di altri siti che ci consentono di seguire lo sviluppo storico di un importante comprensorio da sempre crocevia di culture.

La testimonianza di un assiduo contatto con le popolazioni greche è data, tra gli altri, dai reperti più antichi che attestano l’accostamento tra le popolazioni indigene e i naviganti micenei presso il sito del Termitito sul Cavone nel corso dell’Età del Bronzo. Inoltre, lo straordinario vasellame dell’Incoronata greca "riccamente decorato secondo gli stili diffusi in Grecia" (VII sec. A.C.), rinvia ad un periodo di convivenza dei nuclei enotri locali con i gruppi di Greci, partiti da diversi luoghi dell’Egeo, prima della fondazione di Metaponto.

Di pertinenza del Museo di Metaponto sono anche le due aree archeologiche dello Heraion delle Tavole Palatine e del Parco archeologico dell’Area Urbana di Metaponto, che conserva i resti strutturali dell’antico centro magnogreco.

POLICORO

Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro è stato inaugurato nell’ottobre del 1969 e concepito inizialmente come un Antiquarium destinato ad accogliere ed esporre i vasi provenienti dalla ricchissima “Tomba del Pittore di Policoro”, recuperati nel 1963, e dai primi scavi condotti all’interno del perimetro della Città Antica.
Nel 1964, con l’istituzione della Nuova Soprintendenza alle Antichità della Basilicata, l’allora Soprintendente Dinu Adamesteanu trasformò il progetto iniziale dell’Antiquarium nel Museo Nazionale della Siritide, ubicato all’interno dell’area archeologica corrispondente al sito dove furono fondate prima la colonia greco-orientale di Siris (la più antica colonia greca della costa ionica della Basilicata) e, successivamente, la polis di Herakleia, fondazione tarantina del 433 a.C.

POTENZA

Il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata, con sede a Potenza, è stato inaugurato nel 2005 ed è dedicato a Dinu Adamesteanu, “fondatore dell’archeologia lucana” e primo Soprintendente della Basilicata (1964–1977).

Il museo, che si propone come il “museo della regione” è nato con l’intento di essere vetrina per gli altri musei archeologici nazionali presenti sul territorio lucano, con particolare attenzione al comprensorio centro - settentrionale e all’importante insediamento di Vaglio di Basilicata. Tra gli altri, ospita le testimonianze principali della costa ionica, risalenti all’Età del Ferro e provenienti dai siti dell’Incoronata - San Teodoro di Pisticci e di Santa Maria d’Anglona di Tursi e reperti significativi emersi dagli scavi del “palazzo” di Torre di Satriano, relativi ad una residenza indigena principesca (metà del IV e V secolo a.C.).

CORFÙ

Il Museo Archeologico di Corfù in Grecia è stato costruito tra il 1962 e il 1965 al fine di ospitare i reperti archeologici del Tempio di Artemide, un edificio sacro in stile dorico risalente al 590/580 a.C. e scoperto nel corso delle guerre napoleoniche. Si tratta di un tempio di notevole importanza perché l’unico, oltre al Partenone di Atene, ad avere due file di otto colonne che circondavano la cella interna. Di notevole bellezza è il frontone del Tempio che raffigura una Gorgone alata affiancata da due pantere e dai figli Pegaso e Crisaore, mentre ai lati della rappresentazione si troverebbero scene tratte dalla mitologia greca. Si tratta del reperto, conosciuto come Frontone Gordon, a cui è legato la costruzione dell’intero Museo Archeologico di Corfù.

Accanto a questo splendido esemplare di scultura si trovano tantissimi altri reperti: dalle testimonianze dell’epoca Neolitica ai resti degli edifici sacri di epoca greca, ma anche tantissime statuette di bronzo, oggetti in rame ed avorio, ceramiche ed una nutrita collezione di monete antiche. Su tutti, il celebre “Leone di Menekrates”, una scultura databile attorno alla fine del VII secolo a.C. Essendo stata ritrovata nei pressi della tomba del guerriero Menekrates, gli archeologi hanno pensato che il felino fosse stato in qualche modo posto a protezione della stessa sepoltura.